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Da admin, 10 Ottobre, 2024

Hai mai notato che ogni volta che decidi di imbatterti «velocemente» in un negozio, in qualche modo si trasforma in una vera e propria spedizione? Sto parlando del tipo di avventura in cui vai a prendere una pagnotta e finisci per andartene con tre piante d'appartamento, un nuovo set di asciugamani e una crisi leggermente esistenziale rispetto al numero di opzioni di snack disponibili. Lo giuro, i negozi di alimentari hanno questa magica capacità di farti mettere in discussione le tue scelte di vita e allo stesso tempo di convincerti che hai assolutamente bisogno di un frullatore con 12 impostazioni.

La parte peggiore? Il self-checkout. È come se avessero affidato la responsabilità dell'intero negozio a qualcuno senza qualifiche: io. Improvvisamente, sono cassiere, insaccatore e terapista part-time per la macchina che continua a urlare «oggetto inaspettato nell'area di insacco». Signora, sono l'oggetto inaspettato nell'area di imballaggio. Mi sembra sempre di essere a un segnale acustico imbarazzante dall'attivazione di una sorta di allarme in tutto il negozio.

Poi c'è il carrello della spesa. Perché almeno una ruota sembra sempre avere il desiderio segreto di diventare una canaglia? Pensi di avere il controllo, di guidare lungo i corridoi come un adulto responsabile, ma no. Quella ruota ribelle ha altri piani: trascinarti nel magazzino delle conserve quando tutto quello che volevi era un litro di latte. E non fatemi nemmeno parlare delle persone che parcheggiano i carri in diagonale nel corridoio come se stessero cercando di esibirsi in una specie di balletto veicolare.

Quando finalmente scappi con le tue «cose essenziali» (leggi: oggetti non necessari in cui ora sei impegnato finanziariamente), ti senti come se fossi sopravvissuto a un percorso a ostacoli, meno il premio alla fine. Tranne, ovviamente, quel pane. Il pane che hai dimenticato di afferrare perché eri troppo occupato a riportare il carrello alla sottomissione.

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